Vilnius Man

mercoledì, marzo 30, 2005

Erasmus

L’esperienza a Kaunas mi ha fatto fare delle considerazioni sul tipo di alloggio da scegliere quando si è in erasmus. In quei due giorni ho dormito ospite di alcuni gentilissimi studenti che ci hanno offerto la loro stanza mentre questi si sono stretti nelle stanze delle rispettive ragazze, magari non li è pesato più di tanto, ma si capisce che “prestare” la propria stanza non è mai la cosa più eccitante.
In ogni caso, queste stanze si trovano in uno studentato in una zona di palazzoni sovietici. Tutti studenti internazionali, cucina comune con tavolata, palazzo ristrutturato (dentro), compagnia assicurata, solitudine esclusa. Dal dormitorio, però, raggiungere il centro vuol dire prendere un mezzo motorizzato. Va da sé che in mancanza di altro stare lì significa fare casino comunque.
Ora, però, ecco i punti che mi lasciano perplesso:
-C’è facilità a conoscere i Lituani quando tutto il tuo mondo può essere dentro quel palazzo?
-Starsene un po’ per conto proprio è possibile?
-Ho voglia di fare sempre casino con sempre le stesse persone?
-E’ veramente un erasmus all’estero o è una vacanza in una specie di universo parallelo?
-Quando si esce si esce spesso in grupponi internazionali da almeno dieci persone. Fa?
-La lingua ufficiale è l’inglese, che motivo c’è di imparare la lingua locale?
Contando che Kaunas non mi è piaciuta più di tanto, troverei più motivi di fare tutto nello studentato. Ma non credo che sarebbe quello che ho sempre desiderato, anzi, mi è sembrato in parte un cliché erasmico: le case con tanti studenti che fanno delirio tutto il tempo. Ed è anche facile che certe sere si finisca a fare “festa” per forza, sfaldandosi mediante alcol e droghe leggere e alla fine andando a dormire senza aver combinato effettivamente nulla. Usare l’alcol come fine invece che come mezzo (il che è del tutto sempre discutibile) mi sembra una cagata pazzesca e blandamente poco sana, oltre ad essere un divertimento che si spegne con la fine della sbornia e che lascia ben pochi ricordi da incorniciare. Sono felice di avere un appartamento tutto mio da gestire da me, dove invitare gente che ho conosciuto in un locale o altrove. Comunque gente che ho scelto. Nello studentato certe cose sono più scontate, siamo tutti lì, ci conosciamo e andiamo d’accordo per tutto il periodo. Io posso decidere chi non vedere e non me lo trovo tra le scatole a colazione, pranzo e cena. Mi sento meno condizionato al quieto vivere abitando in un nedidelis butas.
Riguardo ad imparare la lingua locale c’è chi può dire ma chi se ne frega del lituano, ma personalmente trovo arrogante parlare in inglese anche per ordinare un caffè. Quindi metto la lingua tra le priorità dell’erasmus.
Sbaglio o c’è qualcuno che dovrà mettersi a parlare ungherese?

lunedì, marzo 28, 2005

Kaunas

Sono tornato oggi da un week-end a Kaunas, ospite di alcuni erasmus in dormitorio. Premetto che sono arrivato lì proprio nel giorno in cui non succede molto sia perché il casino è durante la settimana, sia perché è Pasqua e tutti sono fuggiti dalle città. Anche a Vilnius ho notato molte meno macchine del solito e meno antifurti che suonano per niente (che odio). In realtà Kaunas fa schifo. E’ una cittadina provincialissima, ultrasovietica, e più povera della capitale. Se mischiassimo tutti i colori di Kaunas in un barattolo il risultato sarebbe di nuovo quell’odioso color cacchina. Tutti palazzi scrostati, marci, grigio topo o ocra spento e ovviamente da minimo 300 appartamenti. Aggiungendo il fatto che in giro c’era ben poca gente si può immaginare la desolazione e il richiamo al regime. E’ stato bello conoscere altri studenti stranieri, ma non è stato uno spasso senza precedenti. Vilnius è magnifica in confronto. Vilnius è ciò che la Lituania vorrebbe essere, ma ancora non è.
Poi Kaunas è anche pericolosa al calare della notte e non conviene andare in giro da soli se si è stranieri, ho già sentito storie da coltello alla gola e ancora una volta, non è come a Vilnius.
Allo stesso tempo, però, ho di nuovo sentito quella strana sensazione di attrazione e curiosità e il mio cervello filtrava le immagini della città e mi faceva tornare indietro in quel tempo in cui non era possibile mischiare i colori, perché il colore era già il grigio.
C'è sempre un modo per distinguersi (foto mia).

sabato, marzo 26, 2005

DDR

Ieri pomeriggio e sera sono uscito con Petra (sarda, è arrivata un paio di giorni fa), che fa uno stage qua, e i suoi due amici tedeschi di Lipsia. Abbiamo fatto una gita alla collina delle tre croci, che offre un panorama eccezionale sulla città e una visita alla torre della TV, teatro dei violenti scontri tra forze sovietiche e manifestanti nel 1991. La repressione ha lasciato 14 morti sul campo, schiacciati dai carri armati, di cui un paio avevano solo 18 anni. Dopo aver scherzato un po’ sull’accento dei due tedeschi (i komm’ os den Östen!), uno dei due comincia il suo racconto:
A scuola ci insegnavano che a ovest erano tutti nemici imperialisti. Conta che il muro lo definivamo vallo di protezione antifascista. Io c’ero alle manifestazioni del lunedì, a Lipsia, dove è cominciato tutto. Certo, avevo 8 anni e non ho preso parte ai moti iniziali, ma ho cominciato a scendere in piazza coi miei quando la situazione si era fatta meno pericolosa. Per me non voleva dire molto, ero piccolo, ma mi ricordo che appena crollato il muro la prima vacanza l’abbiamo passata a Berlino ovest, ospiti di una famiglia dell’ovest sconosciuta ma contenta di tenerci lì un po’. Era bellissimo, gente sconosciuta che si abbracciava come fratelli. Per noi dell’est c’è stata un’accoglienza così calda e felice e chi farebbe cose così oggi? Ti porteresti mai in casa uno sconosciuto giusto per il gusto di dargli ospitalità?
Poi ricordo perfettamente la grande emozione nel vedere i negozi e la città nel suo insieme, era pieno di insegne luminose, tutto colorato e nei negozi… era incredibile. Degli zii mi avevano regalato il LEGO quando ero piccolo, ma vederlo nei negozi non mi era mai successo. Da noi non c’era quella roba e tantomeno tutta quella frutta strana, le banane, per esempio, da noi non esistevano. Che roba, così tanti prodotti nei negozi, così tanta scelta… era il paradiso.
Un giorno siamo andati in un centro commerciale e abbiamo passato tutto il giorno ad andare su e giù con l’ascensore di cristallo panoramico e i nostri cugini dell’ovest morivano dal ridere, ma per noi tutta quella roba era un altro mondo…

Dare per scontato. Ad aprile ho in piano un week-end a Minsk, nella capitale dell’ultima dittatura (socialista) europea. Ho visto delle foto e ho capito che non posso perdermela, nonostante i fastidi di visto e controlli vari.
Oggi pomeriggio vado a Kaunas e probabilmente passerò lì il week-end con i ragazzi di ieri sera e i loro amici che stanno lì.

venerdì, marzo 25, 2005

Tapyba

Painting. Prime prove di pittura a tempera. Il docente, Kazimirianas (sicuramente scritto sbagliato), l’ho visto per la prima volta martedì pomeriggio, prima non mi ero proprio interessato del corso non per pigrizia, ma proprio perché mi è uscito di testa. Come volevasi dimostrare, non mi sono perso molto, solo che devo dipingere e dipingere e dipingere, facendo trasparire “quello che vuoi dire al mondo” (parole dell’insegnante). Questo mi mette di fronte a un bel problema, cosa vorrò mai dire al mondo? Insomma, lo so che il mondo ha bisogno di artisti che gli dicano quanto è pirla, è sempre stato così, ma ora che vengo messo nella posizione di dirlo, non so come dirlo. Tra l’altro è proprio quello il problema tanto eccitante dell’arte: trovare qualsiasi modo non convenzionale di dire qualcosa, qualsiasi cosa, anche che il cielo è blu. E’ facile dire che Pollock era uno che buttava la vernice sul foglio, ma chi prima di lui l’ha fatto? E, molto più importante, chi giudica Pollock si è mai trovato davanti alla Foresta incantata? Anche se non ci capisci nulla di Action Painting, Pollock ti parla, ti chiude in un cerchio magnetico di attrazione che parte dalle tue viscere e ti opprime, ti fa sentire piccolo di fronte ai due metri circa di tela che parlano di vita vissuta. Pollock è lì, sulla tela e balla, corre, si incazza… vive.
Allo stesso modo, io sono sul pezzo di cartone dei Ritz sul quale ho ritratto la mia camera? I gesti sono i miei, ma sto parlando? Qualcuno all’accademia dice che ho una marcia in più in quanto non mi sono mai formato in una scuola di arte, ma .ho appreso tutto da me, il che mi renderebbe –in teoria- libero dai cliché. Non so che dire, solo che la pittura non mi dispiace. Mi tocca distruggere la realtà in scaglie di colore dalle mille tonalità e, con infinita pazienza, ricomporre questi tasselli mentali sul supporto. E’ pacificante e mi fa trovare la pazienza che di norma non ho.
Il luogo da ritrarre.
Primo paragone a metà dell'opera.
In dettaglio.
Lavoro concluso, sono abbastanza soddisfatto.

giovedì, marzo 24, 2005

Peculiar

C’è una peculiarità molto interessante nei cognomi femminili, il che ho l’impressione che definisca in parte il ruolo della donna nella società lituana. Un ruolo che non corrisponde più alla realtà di oggi e che le donne vogliono togliersi di dosso.
Immaginiamo il signor Audrius Butkas. Audrius ha una figlia, Agnė. Il suo cognome, da ragazza nubile non è però Butkas, bensì Butkienė: Agnė Butkienė. Il finale dei cognomi femminili cambia in base allo stato civile della ragazza. Se Agnė dovesse innamorarsi di Vytas Sempronias e lo sposasse, ecco che ci sarebbe una nuova trasformazione nel cognome: adesso la Nostra si chiamerebbe Agnė Sempronienė…
Parlando con le ragazze, alcune sono d’accordo su questo fatto, altre no, e in effetti che motivo c’è nel cambiare il cognome per un motivo così privato? Penso alle zitelle, condannate a esser riconosciute subito (queste infatti desiderano poter cambiare il cognome in -ienė).
Sembra un modo di gestire –da parte degli uomini- la vita sociale della donna.
Un’altra particolarità interessante da osservare nella lingua lituana è nella parola donna, moteris, e in uomo, persona, žmogus (la ž si pronuncia come la j francese, la g è sempre dura). Žmogus significa anche “essere umano” e infatti c’è una battuta lituana misogina “Tu ne žmogus, tu moteris”, che significa “tu non sei un essere umano, tu sei una donna”. Continuo, vyras vuol dire uomo (ecco la radice del latino vir, uomo!), moteris donna, come già detto. Ma se un vyras sposa una moteris, quest’ultima diventa una žmona, moglie. Mentre per marito vyras può fare da sinonimo. Non mi metto a giudicare questi aspetti della lingua (kalba) che, come ho già spiegato, è una lingua antichissima e come tale, immagazzina la memoria di tradizioni altrettanto antiche e oggi non più paritetiche.

Bloody

Ieri ho fatto tardi e stamattina qualcuno ha avuto la bella idea di sbagliare numero di telefono in lituano, il che mi ha fatto balzare fuori dal letto, tirare una botta allucinante contro il divano, rispondere e non capire nulla mentre mi massaggiavo la gamba dolente, mettere giù e accorgermi di una strana umidità nella zona della botta. Mi guardo la mano: sangue, tanto sangue. Mi guardo la gamba, esattamente dietro al ginocchio, 3-4 centimetri sotto la testa del perone c’è uno sbrego lungo almeno 4 centimetri e abbastanza profondo, circondato parzialmente da una macchia blu scura. Corro a tamponare la ferita in bagno, ma non ho disinfettanti o nulla. Con la carta igienica sulla ferita torno a vedere dove ho battuto. Dal divano bielorusso® spunta un cazzo di chiodino che tiene un pannello di rivestimento bielorusso® ed è lì che mi sono lacerato la pelle nel balzo verso il telefono. In pratica ci sono atterrato sopra, o meglio, dentro. Sono un po’ preoccupato perché forse ho bisogno di farmi mettere un paio di punti. Vado in cucina per trovare qualcosa con cui disinfettare…uhm...uhm…vodka? Nah, Žalgiris! I suoi 75° mi frizzano sul taglio lasciando nell’aria un curioso odore di erbe aromatiche e alcol puro, sento la disinfezione che agisce senza lasciare superstiti. Sono vaccinato contro il tetano e comunque il chiodo è pulito. Prendo lo scotch, butto la palla di carta igienica insanguinata, prendo un dischetto struccante lasciato lì dalla precedente inquilina (un’islandese credo) e mi fabbrico un bendaggio, mi sento ingegnoso come Guybrush Threepwood. Decido di uscire per comprare acqua ossigenata e cerotti dignitosi. L’aria della città mi fa dimenticare per un attimo la ferita e la preoccupazione annessa. Mi tolgo il berretto invernale e i guanti di pile, non servono. C’è un sole magnifico e la gente è tutta fuori casa. Tengo solo la sciarpa che tanto non saprei dove metterla.
A casa, comprato il necessario, faccio un sospiro di sollievo. Le piastrine, al contatto con l’aria, sono riuscite a fermare il flusso di sangue in modo non troppo precario. Le ferita è abbastanza grande, ma non credo necessiti di un medico. La pulisco con l’acqua ossigenata e copro col cerotto. Vediamo domani. Adesso metto su i Betnizza e mi rilasso.

mercoledì, marzo 23, 2005

Butas

Butas, appartamento. Nedidelis, non grande. ma ottimo per i miei bisogni e ganzo per chi ci entra. Nonostante il gusto bielorusso degli arredi ci sto da dio... Posto foto, non sto a raccontare nulla che tanto sono giorni tranquilli di lezione in lituano tradotte alla ben'e meglio.


Appena entrati, questa è la visuale. Sulla destra c'è il bagno, dopo il mobile a sinistra, il salotto.

La cucina, arredata da un architetto d'interni d'eccezione (per fortuna).

Bagno. Subito dentro, a sinistra, c'è il water. Lavabo e vasca per me uguali sono!

Salotto. Dalla porta si va in corridoio. Bello il mobile eh?

Sempre salotto, col nuovo letto che può sparire venendo messo in verticale dietro al divano.

E dalla cucina ecco una vista dell'opera.

lunedì, marzo 21, 2005

Organize

Mantengo una certa disciplina. Cerco di vivere in modo dignitoso, non come altri erasmus che ho potuto visitare in casa a Milano o altrove. Mangio sempre nei piatti di ceramica, che poi lavo a mano, uso i piatti di plastica se proprio non ho assolutamente voglia di lavare. Il caffè lo bevo nei bicchierini da shot di plastica, è vero, ma solo perché mi sono avanzati dalla festa (ho scritto che erano finiti, ma li ho trovati giorni dopo dietro a un mobile…) e perché l’operazione di bere il caffè è più breve del lavare la tazza. E’ che sono anche un po’ ecologista e mi scoccia sprecare plastica per una pigrizia non fondamentale.
Ho comprato, alfine, il letto. E’ un gonfiabile da campeggio simile a quello che vendono in TV in Italia, 203cmx160cmx25cm. E’ magnifico, posso dormire con la schiena dritta, non in obliquo, i piedi sono liberi e poggiano sul materasso (sono alto 1.88 e da tutti i letti mi sporgono i piedi), sono libero di girarmi e di dormire bene anche se c’è luce (cosa che col divano-letto era impossibile, un minimo fastidio ambientale mi svegliava subito data la precarietà della situazione). Disfo il letto e ficco il materasso in verticale dietro al divano contro la parete se ci sono ospiti. Pulisco i fornelli se sono sporchi, passo l’aspirapolvere, lavo i vetri, piego i vestiti e li rimetto nell’armadio. Faccio cose che normalmente non faccio, perché fondamentalmente vivere in Italia a casa propria con la propria famiglia è comodo e tante cose si danno per scontate senza neanche rendersi conto che vanno fatte e qualcuno deve occuparsene. Probabilmente non ho ricevuto abbastanza calci nel sedere (metaforici, mamma) per imparare a fare da me certe cose. Ora faccio per tre e la cosa mi fa sentire il padrone di casa. Non prendo la macchina, prendo il bus qui e questo vuol dire che io e solo io mi sono organizzato per raggiungere il punto B, a casa in Patria ho la macchina che non ho pagato io, di cui mi curo poco ma che uso senza pensare. Il fatto di vivere da solo mi fa dare più peso a cose banali, e la mia vita qui mi da questa sensazione stupenda proprio perché vedo la mia vita qui come una consecutio di microfattori scontati e non. Piccoli passi, piccoli mattoni che formano il palazzo. Sono arrivato qui da solo e adesso mi sono costruito un’esistenza nuova di zecca. Sono veramente io? A volte, a casa, rido da solo e penso che certe cose non sono da me, oppure sono da me QUI e in QUESTA situazione. Sto tenendo il conto delle spese giorno dopo giorno. Giovanni mi ha detto “Ma guarda che preciso”, quando in Italia mi dicono “Ma guarda che impreciso”.
Tengo un minimo di ano stretto, altrimenti mi perdo nel vuoto. E’ così: ogni persona dipende dal suo contesto. Ogni uomo è un isola, le relazioni sono un arcipelago e ogni arcipelago ha la sua identità nazionale.

domenica, marzo 20, 2005

Fotos

Nevica di nuovo! Mai cercare certezze! Che è successo in questi ultimi giorni? Nulla di speciale nella specialità della cosa in sè. Fuori c'è un vento tagliafaccia, ieri sera mi sono tolto un guanto per fare una chiamata col cellulare della durata di un "Ohi! Ragazzi sono sotto scendete." "No, sali tu che Giovanni dorme." "Sticazzi arrivo. Ciao." e mi si è ghiacciata la mano dentro. Non me la sentivo quasi più, una sensazione fastidiosissima.
Ho imparato, col tempo, che qui molti stranieri sparano un sacco di cazzate. Magari sono qui per lavorare e ti raccontano che fanno questo e questo e quello, ma in realtà è solo un modo di darsi un tono in un paese dove sono assolutamente soli. E' un modo di porsi col tentativo di farlo nel modo migliore, ma finisce per essere maldestro. E' il problema che hanno tutti quelli che vogliono farti vivere la loro vita, che poi è quella di un altro. Non so se è chiaro il concetto, ma ho questa sensazione. Chiudo, piazzo su un po' di foto scattate dal sottoscritto (finalmente foto originali e non googleogenetiche).


La mia classe, col buon Mantas in primo piano.

Un lampione testimone delle grandi nevicate.

Ernesto si lamenta durante la festa del 12 marzo.

Vicino a casa mia: è facile evocare l'era sovietica.

Foto di un terzo di gruppo alla mia festa.

La piazza della cattedrale con la neve.

Vilniaus gatve con -15°C.

venerdì, marzo 18, 2005

+

Oggi ci sono circa +4°C. Il che significa che il tempo è uno schifo. Continua a piovere, invece di nevicare. Sulla neve ci cammino anche, ma per camminare sull’acqua ho ancora un po’ di coscienza da pulire. Ieri sera tornavo a casa proprio mentre la temperatura diventava positiva: sembrava che la città si stesse sciogliendo, rumore di acqua che scorre nei tubi e nelle grondaie e la neve che si stacca dai tetti e crolla pericolosamente al suolo con un tonfo sordo, che nel silenzio della notte risuona con violenza. Con questo tempo è pericoloso camminare vicino ai muri perché è possibile beccarsi una montagna di neve umida che casca da almeno 5 metri di altezza. O peggio, una stalattite di ghiaccio.
Le mie scarpe erano sostenibili con la neve, ma adesso il pediluvio tiepido è la norma. Credo che l’Akropolis mi vedrà presto, visto che con un pugno di Lita dovrei accaparrarmi qualcosa di dignitoso.
Ieri sera parlavo con Marco del modo che hanno certi Lituani di fare serata. Il discorso si è legato a quello che avevo fatto io con due amici locali riguardo alla differenza fra festa lituana e festa italiana, come la mia di sabato. Da noi la musica fa parte dell’atmosfera e resta in sottofondo lasciando la possibilità di parlare, mentre alle feste lituane la musica viene pompata al massimo e la gente non parla, beve.
Marco mi ha raccontato come più volte gli è capitato di vedere gente ubriaca fradicia prendersi a pugni con cattiveria tanto per spasso. Timas mi ha spiegato che alcuni fanno così, gente senza cervello, ma come spesso accade sono le minoranze armate a farsi sentire di più. I Lituani medi non fanno così, ma capita che i ragazzi ubriachi vengano a cercar grane. E’ successo un po’ a tutti qui, e la soluzione è ignorare gli attaccabrighe completamente, senza nemmeno rispondere e senza assolutamente fermarsi.
Appena tornato a Vilnius (il 7 marzo credo) stavo aspettando il taxi sotto casa quando passano due ragazzi che in lituano mi dicono -camminando- qualcosa tipo “hai una moneta”. Io, novizio, gli ho risposto in lituano con accento straniero “As nesuprantu”, che vuol dire non capisco. Vedo un bagliore nei loro occhi, si fermano e vengono da me. Ora, io mi trovavo sotto il portico d’accesso al mio palazzo, nevicava, era buio e questi cominciano a chiedermi dei soldi, perché sono poveri, non hanno da mangiare (cazzate) e mi mostrano la multa che hanno preso. Rispondo che non ho soldi, ma figurati! Uno straniero senza soldi? Do loro una lita, poi dico che ho solo euro e dicono che vanno bene, di darli qualcosa. Diventano sempre più insistenti al mio rifiuto, nonostante non sia una rapina sembra più un cazzeggio spinto con uno straniero sprovveduto. Ringrazio il taxi che è arrivato in quel momento, perché non so come sarebbe potuta andare avanti.
La lezione è ignorare chi viene a fare brutto, specie se è ubriaco, perché allora si arriva alle mani in un attimo e per motivi assolutamente futili. Senza rispondere, senza guardare negli occhi, ma andando via. Una piccola umiliazione autoelargita è meglio di un labbro rotto. Sono cose che succedono qui, nel paese col più alto tasso di suicidi dovuto al SAD (Seasonal Affective Disorder), con un passato grigio, un futuro incerto e una mentalità ancora in transizione da un sistema che dava poco ma dava di sicuro, a uno in cui bisogna rimboccarsi le maniche e il premio è proporzionale alla fatica fatta. Per ora il collante fra le due mentalità resta purtroppo l’alcol.

mercoledì, marzo 16, 2005

Internet

E ci voleva tanto? Volevo fare il fighetto, ma va bene anche così. Sulla rivista per neofiti della capitale "Vilnius in Your pocket" già ne parlavano, ma io ho chiesto a Kostas di giostrarsi lui per farmi accedere a internet a banda larga. Alla fine mi ha proposto lo stesso che propone la rivista.
56K.
E che ci devo fare, almeno la posta la scarico e pago meno di 2 Lt all'ora, contro le 4 di un internet point. Funziona così, ti colleghi da casa a un numero tramite il tuo PC senza password nè nome utente. Perfettamente anonimo, i.p. a parte. E' un po' l'andazzo qua l'anonimato, strano. Mi ha colpito comprare la SIM col numero lituano: 10 Lt con 7 di traffico e la compri così, senza le baggianate che ti chiedono da noi (ha i suoi pro e contro però) e tantomeno la ricarica non viene scialacquata parzialmente in tasse. Quindi, per questi 3,50 Euro consiglio di prendere un numero lituano nel caso si qualcuno dovesse venire a trovarmi. Utile per chiamare il taxi e comunque per essere indipendenti.
Riguardo a internet ho l'impressione che qui la DSL non sia ancora diffusa, ma più ISDN. Sonno. Stasera credo che rimbalzerò il solito locale pieno di stranieri e ragazze eccitate per provare l'ebbrezza in/di un locale più lituano: tappa all'Intro, vicino all'accademia.
Internet veloce

martedì, marzo 15, 2005

Housing

Sono stato in un palazzo popolare sovietico qualche giorno fa. Finalmente, ero tanto che volevo sapere come si viveva al tempo dei russi. Il posto si trova ben al di là del fiume Neris, a nord-est della città. Il fatto che anche il mio appartamento sia dell’epoca sovietica non vuol dire nulla, perché quest’altro è da raccontare e non è neanche dei peggiori.
Il palazzo da fuori si presenta già male, piastrelle gialline, il classico color cacchina che chi ha visitato un paese del fu blocco sovietico sa di cosa parlo. Ovviamente ampie zone dei muri esterni hanno perso da tempo buona parte delle piastrelle. Sul lato corto del palazzo uno sopra l’altro si trovano i balconi (comuni ovviamente) ed è curioso come un balcone si possa consumare con l’uso. Non uno, e ripeto, non un balcone è uguale all’altro. Ognuno ha subito vari lifting manutentori alla ben’e meglio. C’è chi al posto della barriera protettiva ha una piastra di ondulato in vetroresina verde (scrostato ovviamente), chi ha un frankenstein fra barriera vecchia e pezzi nuovi (di varie ere geologiche) saldati assieme, chi una tavola di legno e così via. Uscendo dal centro si possono ammirare ovunque questi balconi personalizzati. E il legno è la decorazione più amata dai consumatori.
Torniamo al palazzo. Uno direbbe che un mastodonte così dovrà avere un portone ben visibile, invece no, si entra da una specie di porta sul retro con molla che la richiude (è senza serratura) per venir portati a una rampa di scale.
La rampa di scale.
La prima cosa che mi ha colpito, visto il buio, è stato l’odore. L’odore di cibo si riconosceva benissimo, ma non ne sono certo, però credo di aver potuto distinguere anche un retropuzzo di escrementi. Saliamo al quinto piano. Sembra che nessuno si sia mai preoccupato di dare una pulita un po’ più amorevole alla rampa di scale; ci sono scritte sui muri, vernice scrostata, scalini di granito consumati e rotti. Fa schifo. Eccoci al quinto piano, ed ecco dov’è la serratura. Ogni piano ha la sua porta di accesso, mentre al palazzo può accedere chiunque. Democratico, metti che devo fare pipì e fuori c’è -25. La faccio dentro, no?
Il mio accompagnatore apre la serratura, eccoci al quinto piano. Di nuovo buio, in fondo al corridoio c’è una finestra che mi mostra il contorno di una signora e la poca luce da fuori fa specchiare anche una parte dell’inquilina sul pavimento di linoleum marrone. Sono impressionato da quanto sia lungo il corridoio, che la casa si estenda in una dimensione sconosciuta che da fuori non si vede?
Non ricordo il colore delle pareti (perche' cosi' tanto buio?), ma penso fossero verdi scuro, ci incamminiamo verso l’appartamento, mi volto un attimo perché mi accorgo che sono vicino a uno dei balconi comuni, guardo fuori e vedo la recinzione che qui è in vetroresina. Sul balcone tutto il piano evidentemente stende i panni, ora coperti dalla neve a fiocchi della grandezza di un pugno. Mi intriga tutta questa strana realtà.
L’appartamento ha una strana porta ricoperta di pelle (finta) e curiosamente si apre verso l’interno, mentre nel resto della Lituania si aprono verso l’esterno, da me compreso. Entro e cosa vedo? Color cacchina ovunque. Non capisco perché i sovietici amassero circondarsi di colori tristi, cosa c’è di fascista in un bell’appartamento allegro e colorato? Forse esser felici presuppone che un altro soffra, quindi è meglio che soffrano tutti? Smetto di chiedermelo e mi levo le scarpe, mi arrotolo un po’ su i pantaloni che sono tutti fradici vicino ai piedi e procedo ad analizzare. Ma quanto piccolo è? Dopo la porta ci sarà un’anticamera di 3 metri quadri e poi la stanza, credo che in totale non si vada oltre i 10-15 metri quadri. Non mi torna qualcosa, anzi due cose, torno in “anticamera” (cioè mi giro e faccio mezzo passo), guardo a sinistra dove ho visto due porticine, ma capisco che sono armadi. Alla mia destra c’è un frigo e su di esso, un forno a microonde. Dov’è il bagno? Dov’è la cucina?
Il mio accompagnatore sorride perché sa che non è normale per me una cosa così, ma il bagno non è in casa. Dopo aver preso quello che c’era da prendere torniamo nel corridoio, ora mi viene in mente cosa mi ricorda: la corsia di un ospedale mastodontico, solo che le camere sono troppo piccole per essere di un ospedale. Ci saranno una cinquantina di appartamenti in questo piano e sono serviti di solo due bagni e una cucina, tutto in comune.
Quante cose diamo per scontate.
Sto imparando a non giudicare più nulla, perché ogni volta ti si rivela qualcosa di nuovo e utile.
Oggi ho fatto 6 ore di lavoro al PC ininterrotte, sono fuso, fuori ha smesso di nuovo di nevicare, stamattina c’era il sole e la neve si stava sciogliendo, poi è tornata la bufera, ma senza più quel freddo odioso che ti brucia la pelle. 6 ore fa ero abbastanza giù di morale, ma è un momento ciclico causato dalla mole di roba da fare non fatta prima (birbone). E’ troppo bello qua, sto così bene, mi sembra di galleggiare sul pelo dell’acqua, che poi è la mia vita. La MIA vita. Che sogno, è mia e la sto gestendo io. Dopo le uscite selvagge degli ultimi giorni ho capito che avere qualcosa da fare ti tiene coi piedi per terra, altrimenti è facile perdere quel minimo di disciplina e si finisce nei guai, ma con un obiettivo la vita diventa la retta che unisce A a B. Un po’ di zig-zag è –però- d’obbligo.
"Questo di tanta speme oggi mi resta..." (la foto e' di un palazzo in Russia)

lunedì, marzo 14, 2005

Bed

Sono 4 giorni che dormo 4-5 ore a notte. La causa e' sempre una: quel maledetto letto con le barricate e il canyon, duro come un tavolo da obitorio e coi cuscini da 4 metri quadri. Basta! Domani vado con Ernesto all'Akropolis (il centro piu' commerciale che c'e') e mi compro un materessino confiabile, un letto pneumatico con tanto di compressore per gonfiarlo. E' comodo, e' necessario per la mia sanita' mentale. Adesso sono in Accademia, tra mezz'ora devo andare al corso di disegno che non mi piace tanto; e' vero che sto migliorando, ma continuo a fare errori di proporzione e prospettiva. Non mi metteranno i bastoni fra le ruote qui, pero' mi scoccia sembrare un incapace su cose che per loro sono banali: prospettiva e proporzioni.
I romani ieri sono usciti di nuovo, io li ho salutati e sono andato a casa a finire degli schizzi e a mettermi a dormire, finita la tensione e l'emozione indescrivibile per il fatto di essere qui, il corpo sta accettando il fatto che tanto dovro' starci a lungo e si sta rilassando. Ho dormito 8 ore e adesso sono finalmente riposato, piu' giamaicano delle altre sere in cui sembravo un cocainomane iperattivo.


La bandiera Rasta (sopra) e la bandiera Lituana sono quasi identiche.

domenica, marzo 13, 2005

Policija

Ieri sera ho inaugurato la casa. Ci organizziamo molto bene e per le nove cominciano a venire i primi. Ora, penso che questa casa sia di 30-40 metri quadri, ma ieri eravamo sicuramente in 20-25. Ognuno ha portato qualcosa da bere, io ho fatto una mega pizza (che esperienza impastare 2kg di farina a mani nude) e la festa ci ha messo poco a decollare, forse anche grazie al rapporto uomo-donna una volta tanto giusto, ma soprattutto perché abbiamo veramente fatto tremare il palazzo. Cazzeggia pazzeggia finisce da bere, il che non è preoccupante in quanto la festa così finisce, ma perché c’era davvero tanto da bere. Non tengo sotto mano l’orologio, ma è tardi, troppo tardi. Una delle invitate viene da me preoccupata e mi dice che c’è un signore fuori dalla porta che vuole parlare con me. Bene, giusto in tempo: l’alcol è finito, la playlist è agli sgoccioli ed è ora di uscire: quel gran comunicatore (uno stronzo) del mio vicino ha chiamato la polizia. Ecco chi mi ha fatto vedere che ore fossero… le 2!
Stamattina, troppo presto, qualcuno suona alla porta. Excursus: qui suonano al campanello in modo fastidiosissimo. In Italia: drin. In Lituania: drin drin driiiiiin drin drin drin drin. Driiiiiiiiiin. Driin drin drin drin.
ECCHECCAZZO ARRIVO! Stavo dormendo da 4 ore quando quel rompipalle finto giovane mi sveglia per farmi la predica sul fatto che il palazzo non è mio. Mi dice:"How was your morning?" E io lo guardo col fastidio negli occhi:"BAD!" come a dirgli, grazie a te. Poi mi calmo e gioco al buon vicino, mi scuso e dico che non si ripeterà più, il che l’ha un po’ spiazzato. Però poteva venire da me e chiedermi di abbassare, perché chiamare subito la polizia? Vabbè gli agenti non hanno nemmeno preso i miei dati, mi hanno solo chiesto di spegnere, cosa che poteva fare il mio vicino stesso senza scomodare degli intermediari.
Richiudo la porta incazzandomi un po’ e colgo l’occasione per fare una perlustrazione della casa. Mi torna in mente Paura e Delirio a Las Vegas, quando Raoul si sveglia nella sua camera d’albergo e si rende conto che ha un vuoto di qualche giorno, ma sono gli oggetti a conservarne la memoria.
Mi guardo in giro, mi torna in mente quando uno dei romani ha fatto il rigurgitino sulla mia moquette, sul pavimento del bagno e nella vasca. Che poi ho pulito. E’ tutto documentato da foto e video, mi ricordo.
Ci sono bottiglie di superalcolici incollate sui tavoli, cerchi di liquido rappreso su ogni superficie piana della casa, arachidi e patatine ovunque. Non posso spostare la poltrona con le ruote senza alzarla altrimenti produco briciole. La busta dei bicchierini da shottino è vuota. E’ preoccupante, 20 persone che si fanno almeno 100 shot, contando che i bicchieri vengono riusati e che alcuni non hanno fatto degli i sveikata ma hanno bevuto solo birra e vino.
Sorrido, mi toccherà pulire ma l’avevo già messo in conto. In fin dei conti ieri sera ha avuto luogo il mio debutto in società (che brutta gente che siamo) e pulire è un modo per accettare La Paura.

sabato, marzo 12, 2005

Proportions

Mantas mi ha fatto spaccare ieri. Parlando di stili di vita e differenze fra i nostri paesi ha fatto una proporzione: "Per un Italiano venire in Lituania è come per un Lituano andare in Giamaica". Non a caso i colori della bandiera sono curiosamente simili a quelli della Giamaica. Un altro popolo vittima di Bobas Marleyus.

°C

Si appropinqua la primavera, oggi c’è il sole, non nevica da un paio di giorni, la neve si è sciolta nei posti al sole e di sera fa quasi caldo. Ieri, per esempio, c’erano -8°C. Quasi da infradito.

Nighthawks

Ho conosciuto un gruppo di Italiani, che avevo originariamente visto al Brodveijus nel corso del mio primo soggiorno qui. Li ho conosciuti meglio: Gianni, stagista de Roma, Ernesto (abruzzese) fa affari non ho capito come ma ha a che fare con le icone antiche e Mirco, veneto, sta cercando contatti per aprire un’attività. Siamo andati al Brodveijus di nuovo. Prima mi hanno invitato da loro, in centro centrissimo. Ho portato una bottiglia di vodka CCCP (che poi visto che è cirillico si legge SSSR) che avevo in casa da assaggiare. Ridi ridi, assaggia assaggia, alla fine la bottiglia l’abbiamo finita Mirco e io, era una bottiglia costosa, nulla di commercialissimo (nome "ostalgico" a parte) ma andava giù come l’acqua nonostante i suoi gradi (militari). Ci muoviamo verso IL locale. In realtà questo locale non è visto troppo bene dai Lituani (maschi), perché lo frequentano specialmente stranieri. Un po’ come la serata internazionale all’Old Fashion, solo che costa un quinto ed è pieno ogni sera. Qui, però, sono le ragazze locali a riempirlo (non i ragazzi Italiani come a Milano) con un’apertura e curiosità notevoli. Puoi ballare con chi vuoi, senza troppi fastidi né orbite intorno alla ragazza prescelta. Ballarci, però, non implica doverci per forza fare qualcosa di non calvinista. Si può ballare per il semplice gusto di ballare, in modo da non dover guardare tutta la sera il tuo compagno di uscita. Forse è questa apertura e curiosità verso lo straniero a nutrire il vergognoso cliché sulle ragazze dell’est europeo. Qui non è più facile fare quello (vedi post), solo che l’ottusità di certe persone porta a pensare che non trovar nulla di male a ballare con un uomo significhi avere le gambe aperte. Non è così.
Chi incontro nel locale? Un amico dei miei compagni di ventura, che poi è un amico di un tizio che ho conosciuto in aereo tornando in Italia, Italiano, è manager di un altro Italiano venuto qui anni fa a fare il cantante, con tanto di canzone al primo posto nella Top Ten lituana. Mi offre uno Zalgiris. Gli altri si rifiutano, mi chiedo perché. Piero (il manager) mi strizza un occhio e ordina anche un bicchiere di succo di frutta, "per mandare giù". Penso al rum e pera, in quanto non conosco questo liquore servito in chupiti… si beh chupiti da coma etilico se è forte come il rum. "Buttalo giù senza pensare! I sveikata!"
Sputo fuoco per un paio di secondi, poi il succo mi calma la tempesta orale. Ho appena bevuto un liquore fatto di erbe, dal sapore fortemente aromatico e dalla tranquilla gradazione alcolica di 70°. Mi dicono 80°, ma non so se adesso sarei qui, anche se non so se poi faccia tanta differenza.
Ballare, pieno di portoghesi, non di caratteristica ma di nazionalità, riconosco una che mi sorride sempre ma ho il forte sentore che si tratti di una a pagamento. Mi diverto per i cazzi miei lo stesso. Altro Zalgiris per parificare i conti con Piero (una delle cose più costose, 18 Lita a shottino).
Serata bella, locale pieno, e mi chiedo cosa sarà stasera visto che domani è il giorno di festa nazionale.

venerdì, marzo 11, 2005

Freddomadonna

Non riesco ad aggiornare, qui all'internet cafe' non hanno il driver per la chiavetta. Io scrivo anche a casa, pero poi non posso postare. Comunque ho una mannaggia di storie da raccontare, divertimenti da paura, anche se il mio letto non mi permette di dormire a sufficienza per riprendermi. Non so se sia sano.
Un'altro motivo per cui non aggiorno spesso e' che non mi da' molta soddisfazione non leggere dei commenti. Per favore, regolarizzate la situazione commentando tutto, anche con cagate, non mi interessa. Voglio leggere di voi!
Comunque, ieri sera sono tornato a casa a piedi e c'era vento. La temperatura in citta' era di -18*C. In campagna... -25*C! La sensazione e' strana, perche' appena entri in un luogo caldo ricominci a trespirare usando tutta la capacita' polmonare, fuori non funziona.
Saluti!

sabato, marzo 05, 2005

Packing

Non mi va di fare la valigia, ma non mi va neanche di perdere l'aereo. Voglio partire, anche se maledico i pochi giorni passati qui, perchè ho cominciato a riaffezionarmi alla mia realtà originale. E' strano, è una lezione di vita. So quanto tempo mi restava da stare qui e ho assaporato di più gli attimi che hanno composto questa settimana. Durante il resto della mia vita, di quante cose ho goduto fino in fondo? Piuttosto mi guardavo indietro e mi rimprovevravo di non aver abbastanza "succhiato il midollo della vita" di alcuni attimi. Cosa che è successa adesso, ho visto tutti quelli che desideravo vedere, anche quelli che non avrei pensato di poter rivedere e che si sono rivelati essere le stesse magnifiche soprese che già sapevo fossero. A tutte queste persone dico grazie, per questa settimana ma per tutto il tempo che abbiamo condiviso. E mi è chiaro adesso, siamo sempre troppo preoccupati del futuro o del passato per occuparci del presente. Ma il passato ormai è fatto e il futuro è solo una nostra vacillante supposizione. Vi abbraccio tutti e se avete del tempo e un biglietto aereo per una sperduta cittadina dell'est europeo... avete anche un posto dove stare.
Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete sussurrare il loro monito. Avanti, avvicinatevi. Ascoltate, lo sentite? - Carpe - lo sentite? - Carpe, carpe diem, cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita.

Writer

Ieri sera, al Trottoir in darsena, abbiamo incontrato Andrea G. Pinketts. E' interessante?

Cold/5

Cold/5... Quinto post sul freddo-merda, ma a Milano! E no, non fuori casa, in casa! Che movimento rotazionale delle mie gonadi! Che fastidio!
Ieri dovevo uscire a prendere un aperitivo, ma al mattino apprendo che il boiler si è rotto e che l'idraulico del menga dovrebbe arrivare ma ovviamente finisce il lavoro poco dopo che sono uscito. L'esperienza traumatizzante è stato fare la doccia fredda mentre dalla finestra la neve ti piglia per il culo. Qualcuno mi consiglia di fare dei numeri un po' macchinosi tipo scaldare l'acqua sul fuoco come nel medioevo e poi insaponarmi e poi... vabè troppo macchinoso e ho poco tempo, ho aspettato fino all'ultimo secondo per sperare che San Casimiro (il patrono di Vilnius) mi concedesse la grazia, invece mi tocca la tortura sovietica dell'acqua gelida. Ho fatto la mia scelta.
Entro in doccia, apro l'acqua medievale supportata da tecnologia tardo-ottocentesca (il rubinetto) e con mio stupore l'acqua è fredda, ma sostenibile. Mi vanto con me stesso della mia pelle callosa e comincio a bagnarmi. Non ho fatto i conti con un fattore fondamentale: o faccio la doccia in 5-6 secondi, o mi DEVO aspettare che finisca l'acqua quasi-gelida delle tubature che si trovano in casa e che arrivi quella DI FUORI. La temperatura fuori è di circa -1°C, contiamo che i tubi passano sottoterra e che quindi uno scarto di +3/+4 gradi lo possiamo contare. Dalla cornetta della doccia improvvisamente cominciano a piovere lamette da barba che mi tagliano la scorza dura di cui mi vantavo, trasformandomi in una zitella isterica che squittisce di sofferenza. 4°C? Forse.
Non è finita, devo lavarmi i capelli. Questo è paragonabile a dare del finocchio a un battitore di baseball muscolare. Mettere la testa sotto l'acqua... che dolore. Ieri sera, ho avuto freddo finchè non sono entrato in discuteca.
Stamattina, boiler nuovo! Lascio correre un po' l'acqua, guardo fuori dalla finestra, la neve mi guarda ancora in modo strano. L'acqua è fredda, fredda, fredda, comincia a scaldarsi, diventa utilizzabile. Entro, non sono soddisfatto, ma conto che si scaldi ancora, mi insapono, mi incazzo un po' ma tutto sommato posso docciarmi.
Lamette da barba.
...
A questo punto che fare? Mi incazzo veramente, penso che si debba chiamare l'idraulico e costringerlo a docciarsi qui, la merda. Esco dalla doccia bestemmiando in italiano, tedesco, spagnolo, svedese, lituano, russo e tunisino.
блядь!
Mannaggia all'idraulico

giovedì, marzo 03, 2005

Snowy

Mi sono alzato presto oggi, nonostante la foranza di ieri sera (grazie Balso), vado in bagno per salutare il mattino, guardo fuori dalla finestra e mi è servita un'ulteriore pompata di sangue nel cervello per accertarmi del fatto che sono a Milano (quasi Milano). Paesaggio senza ombre, senza limiti, una coperta di verginità nasconde tutte le normative segnaletiche e le differenze. La neve è democratica.
Nevica dalle 7 del mattino qui e non smette. I fiocchi sono di meno adesso, ma continuano a cadere. Una certa persona oggi mi ha detto che prima nevicava a Vilnius, poi sono tornato e adesso il tempo del nord eccoloquà! Non porto sfiga, non credo. Ho fatto una passeggiata, guardavo per terra e il silenzio mi faceva pensare a Gedimino prospektas al mattino. Si scivolava come lì, ma la neve è da temperature più calde, non da -20°C, in cui la neve ghiaccia subito e diventa ghiaccio nevoso a cristalli grossi. Ma c'è molto bianco e una brezza leggera e tagliente che mi accarezza il viso con penetrante sensualità. Mi manca la mia casetta, lavarmi i miei piatti, gestire la mia vita da ogni punto di vista (tranne, purtroppo, quello economico per ora). Sto bene qua, ci sono i miei amici più cari, i miei parenti, la mia vita è qui, ma la sensazione di quei 10 giorni è impagabile. Ho fatto anche bungy jumping (in Nuova Zelanda, leggi mia recensione del viaggio) una volta e la sensazione è più forte, ma dura meno. Questa non si può spiegare.
Proprio questo ho fatto, un anno fa in Nuova Zelanda.

mercoledì, marzo 02, 2005

BSc

E' fatta! Tolto il dente, tolto il dolore. E' un anno e mezzo che aspetto di laurearmi! Yuhuu! Bene, la sera prima ricevo una chiamata dalla Presidenza di Facoltà:
"Abbiamo ricevuto la notizia che il Suo relatore domani non ci sarà"
Io sorrido, memore dei Fasti(di) di Ottobre.
"Qual'è il Suo correlatore che lo avvertiamo?"
Dico il nome, mi rispondono che lo avvertono. Dopo 10 minuti mi richiamano:
"Senta, pare che il Suo correlatore non possa venire"
Io rido, sicuro che tutto andrà a gonfie vele comunque, io non ho più responsabilità sull'insuccesso. Andrei a discutere la tesi da mia zia semmai, che presiede un'altra commissione per un altro orientamento di design.
"Verrà comunque un'altra docente che ha tenuto il corso della Sua tesi"
Almeno quello, anche se non è che mi abbia proprio seguito. Io ho parlato solo col mio correlatore, rido con la segretaria del preside, mi augura in bocca al lupo. Metto giù.
Bene, da oggi sono ufficialmente Laureato in Disegno Industriale, o BSc (Bachelor of Science) con un sostenibile 91/110, ma anche con 7 punti tesi su 8. Il che mi esalta. Grazie grazie.
Roma, 1960. Abebe Bikila vince la maratona a piedi scalzi.