Vilnius Man

giovedì, marzo 24, 2005

Peculiar

C’è una peculiarità molto interessante nei cognomi femminili, il che ho l’impressione che definisca in parte il ruolo della donna nella società lituana. Un ruolo che non corrisponde più alla realtà di oggi e che le donne vogliono togliersi di dosso.
Immaginiamo il signor Audrius Butkas. Audrius ha una figlia, Agnė. Il suo cognome, da ragazza nubile non è però Butkas, bensì Butkienė: Agnė Butkienė. Il finale dei cognomi femminili cambia in base allo stato civile della ragazza. Se Agnė dovesse innamorarsi di Vytas Sempronias e lo sposasse, ecco che ci sarebbe una nuova trasformazione nel cognome: adesso la Nostra si chiamerebbe Agnė Sempronienė…
Parlando con le ragazze, alcune sono d’accordo su questo fatto, altre no, e in effetti che motivo c’è nel cambiare il cognome per un motivo così privato? Penso alle zitelle, condannate a esser riconosciute subito (queste infatti desiderano poter cambiare il cognome in -ienė).
Sembra un modo di gestire –da parte degli uomini- la vita sociale della donna.
Un’altra particolarità interessante da osservare nella lingua lituana è nella parola donna, moteris, e in uomo, persona, žmogus (la ž si pronuncia come la j francese, la g è sempre dura). Žmogus significa anche “essere umano” e infatti c’è una battuta lituana misogina “Tu ne žmogus, tu moteris”, che significa “tu non sei un essere umano, tu sei una donna”. Continuo, vyras vuol dire uomo (ecco la radice del latino vir, uomo!), moteris donna, come già detto. Ma se un vyras sposa una moteris, quest’ultima diventa una žmona, moglie. Mentre per marito vyras può fare da sinonimo. Non mi metto a giudicare questi aspetti della lingua (kalba) che, come ho già spiegato, è una lingua antichissima e come tale, immagazzina la memoria di tradizioni altrettanto antiche e oggi non più paritetiche.