Vilnius Man

lunedì, luglio 18, 2005

End

Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere
lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Quest'è Bacco e Arianna,
belli, e l'un dell'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti sono allegre
tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e
per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è
certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor esser ingannate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto,
sia:
di doman non c'è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l'asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne
e d'anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Mida vien
drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s'altri poi non si accontenta?
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman
non c'è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si
paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser
lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Donne e giovinetti
amanti,viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di
dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c'ha esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.



Lorenzo de’ Medici, “Il trionfo di bacco e
Arianna”



Carpe Diem

domenica, luglio 17, 2005

Thanks

Gli erasmus Italiani in Polonia conosciuti per caso; Mirko e Marco, Ernesto, Marco, Stefano, Leo, Dino, Andrė e Piero, Valentina, Petra per tantissime cose; Maor; Mantas e Justė per avermi accolto come un fratello; Milana, Jaroslav e Augustas per il primo contatto con i miei compagni Lituani; Thomas, Stefan e Daniel per il week-end a Kaunas; Darius per l’aiuto; Hugo e Indrė, Ugne, Porfirio per essere venuto con me a Riga; Andrejus DJ; i miei prof all’accademia: Klimas, Kibildis e Julija, Gerulaitis, Petrulaitis, Purys e anche Steponavičius; Dalia della fabbrica di mobili; Eglė, Agnė, Dovilė, Lina; Andreij e Mirella a Minsk; Asta e la sua amichetta, Tomi il Finlandese, Iska a Palanga, Marija e Jolita, Justė, Rasa, Donatas, il mitico Kostas, Vladas e Irena per l’appartamento, Laura, Kristina e Edita; a Kaunas: Maria Laura, Pietro, Luis, Aitor, Angel, Pawel, Lucia, Sara; Natasha; Pablo e Lola, la magnifica Ruta, Ieva, Vladimir, Sergeij-pipa e Sergeij-the-best nonché Lene, Raminta, Gabriela, Riccardo, Sabina, Shona, Sarunė, Gintarė e la sua sorella matta, Timas, Isilyn e le altre Norvegesi, il Ridge di Cosenza e l’amico che sembra Lando Buzzanca, gli amici di Giovanni e specialmente Furio che mi ha vomitato sulla moquette, Vaida, Vaidas, mio fratello Alan e Niky che sono venuti a trovarmi; Christian, altro ospite qui, Claudio per i due stupendi week-end, Catarina e Bebban, Raul e Nicoletta.
La musica degli Inculto, G&G Syndikatas, Saulės Klošias, Kent, Mando Diao, The Streets, System of a Down, Gorillaz, Faktor-2, Piatnizza, The Hives, De Andrè, Aphrodite, le compilation del Brodvėjus e le serate di DJ Drushis. I cartoni russi Vinni Pugh, Joužek v tumane e Nu pogody.
Un ringraziamento speciale va per forza di cose (last but not least) anche a Giovanni. Sei un grande.
Infine, quel miliardo di altre persone che sono passate da qui, ma troppo brevemente.

sabato, luglio 16, 2005

Conclusions

Chissà se sarò in grado di gestire la Sindrome di Little Tony™, l’uomo che non riesce a vivere nel presente, ma coltiva le emozioni fuori tempo di un epoca per lui d’oro. Vive negli anni ’60 da 40 anni e non si aggiorna. Chissà se riuscirò ad appiattirmi il ciuffo cotonato e continuare a camminare riambientandomi alla mia vita di prima, ma con occhi nuovi. Non posso tornare in Italia e fingere che nulla sia cambiato.
Cinque mesi sono passati, cinque mesi in una nuova realtà, fatta di persone nella mia stessa situazione, di emozioni che non pensavo di poter vivere, di esperienze che mi hanno cambiato la vita e che mi hanno portato a guardarmi allo specchio e farmi credere –finalmente- di essere diventato un adulto. Uno che ha provato a capire cosa vuol dire essere lanciati dall’aereo senza lezioni di paracadutismo. E’ stato così bello imparare ad aprire il paracadute cadendo fra le nuvole e l’aria fredda di un cielo nuovo. Senza troppi pensieri, ma seguendo l’istinto nella lettura del manuale d’istruzioni della vita che avevo già con me. Un libro che si è riempito di pagine man mano che la caduta proseguiva e che ha fatto sì che l’atterraggio fosse dolce.
Forse si possono indicare delle linee guida per la propria lezione di volo, almeno è quello che io ho capito e cercato (spesso a manica larga) di seguire man mano che il tempo passava:

1. Sii aperto, lascia che ciò che ti circonda ti passi attraverso e ti lasci una traccia, nel bene e nel male.
2. Sii critico con te stesso, mai con gli altri, adeguati a ogni situazione ma conserva i tuoi valori.
3. Viaggia. Costruisciti una visione multilaterale del luogo dove ti trovi.
4. Non aver paura, i problemi fanno parte dell’esperienza e si combattono con i primi due punti.
5. Non cercare mai la parte negativa, tutto ha comunque due facce, in questo breve periodo conviene godere di quella buona.
6. Vivi la tua vita, non preoccuparti di cosa fanno e pensano gli altri e vedrai il vero te stesso.
7. Sii rispettoso, abbi gratitudine verso l’ambiente che ti ospita anche se l’aggressione sembra la miglior difesa.
8. Vivo l’attimo, non pensare a cosa succederà domani altrimenti arrivi a fine erasmus come Little Tony.
9. Sii responsabile, aver rimorsi o sensi di colpa vuol dire non esserlo stato.
10.Sorridi e respira.

Che poi questi “comandamenti” si possano applicare al resto della vita, penso non ci sia dubbio, ma in erasmus è tutto più facile. Nessuno ti conosce e non ha pregiudizi; molti sono legati all’immagine originale della persona, se per esempio a scuola ero uno sfigato è difficile cambiare fama tra gli ex-compagni senza una rivoluzione. L’erasmus è una specie di modello in miniatura della vita e concede tutto partendo da zero. Se poi fossi uno sfigato davvero, l’avrei capito perché non sarebbe cambiato niente.
Adesso tornerò a casa, casa? A Milano? A Vilnius? Si, è finito il mio periodo qui, mi manca ciò che ho lasciato indietro (ma mai dimenticato) ma allo stesso tempo non voglio tornare. Mi trovo nel mezzo, fra emozioni che si scontrano. Sono qua da solo e ho creato una vita nuova qui perché io sono io e sono così e l’idea mi fa impazzire di gioia. Sono arrivato da solo e me ne andrò non da solo, ma pieno di indefinibili piccole e grandi cose che hanno reso questo tempo l’esperienza di una vita concentrata in pochi mesi.
Ma ho capito che non siamo robot, tutti abbiamo delle radici. Ci ho pensato spesso, se mi manca la mia città originale, non sono indipendente? Come faccio a recidere questo legame in modo naturale e positivo? Questo legame mi serve o è un limite a quello che potrei fare nella vita? Amare è lasciare andare, quindi in teoria non dovrei voler tornare. Ma è proprio perché amo che voglio tornare. Ho lasciato andare più che ho potuto, ma allo stesso tempo mi hanno lasciato andare anche loro, in Italia.
Più ci lasciamo andare, più ci troviamo vicini.
Non c’è dubbio, siamo fatti per avere qualcuno. Siamo animali sociali. Più cerco di essere solo, più mi rendo conto che la completezza è l’unione di due parti. Una cosa è una, ma non è con-pleta.
Si, tutto sarà cambiato.

venerdì, luglio 15, 2005

Ex

Firma. Timbro. Stretta di mano. Da adesso ho ufficialmente concluso il mio periodo di studi all’estero e non posso più considerarmi uno studente erasmus. La sensazione di uscire per l’ultima volta dall’accademia è stata strana. Petra è partita stamattina, Maor oggi pomeriggio, domani ne parte un altro e il mio martedì si avvicina pericolosamente. Non riesco e non voglio immaginare il momento in cui l’aereo si staccherà da terra per concludere un semestre in cui ho vissuto, respirato, riso, bevuto, mangiato, conosciuto, penetrato un paese che non avrei immaginato mai di mettere nel mio curriculum. C’è una calma surreale in me e introno a me. Qualcosa che fa presagire lacrime e abbracci. Non avrei mai pensato di iniziare un’esperienza così, di iniziarla qui e poi non ho mai pensato a cosa sarebbe stato concluderla. Terminarla. Indescrivibile.

martedì, luglio 12, 2005

Buddies

Sono tornato da Tallinn dopo 13 ore di viaggio. Che esodo, ma lo rifarei sia per la compagnia, sia per la intrigante atmosfera medievale della città. E per il festival della birra Öllesummer a cui ho potuto partecipare raggiungendo nuovi orizzonti di capacità epatica. Spero reversibili. Tre repubbliche baltiche, tre capitali uniche. Viste. Le mie scarpe, dopo l‘ottavo paese, cominciano a cedere e noto con orgoglio da viaggiatore un buco sotto la suola destra. Vabbè, bravo.
E chi ti trovo al ritorno a Vilnius? Mirko e Marco che sono tornati! Una delle prime cose che hanno fatto è farmi notare che il giorno della mia partenza è il 19 luglio, che è martedì prossimo... io ci provo anche a vivere la giornata, ma così è necessario iniziare l'ultima pramogų savaitė senza troppe discussioni. Concludere l'erasmus così come è iniziato. Magnifico.
Day one fatto.

giovedì, luglio 07, 2005

London

mercoledì, luglio 06, 2005

Station

Sporco umano, quell‘odore fra cuoio, formaggio e sudore. Denti mancanti. Facce paonazze e unghie nere. Quegli occhi troppo azzurri, quasi bianchi, in contrasto. Vestiti sdruciti e cinture ricilate dalla naja. Tatuaggi di tanto tempo fa, sbaiditi con l‘idea di un futuro. Storpi arrabbiati parlano da soli, immersi nei cassonatti alla ricerca di un vuoto a rendere, sigarette bruciano veloci. Capelli unti, scarpe bucate, tute da ginnastica. Tanta polvere, tanta vita comune. L‘atteggiamento scontroso e il modo odioso di ignorarti. Esperssioni di sfida e allo stesso tempo di sfiducia. In se stessi e negli altri. Il passato non passa e il domani sa lascia attendere.
Era Riga Autoosta, la stazione dei bus.
Ieri ero ancora a Stoccolma, una città che mi è sempre difficile lasciare. Per la quarta volta parto, e partir mi lascia sempre una sorta di vuoto. C‘è qualcosa nelle sue isole, nella perfetta organizzazione e nei selvaggi week-end alcolici di gente infrasettimanalmente ineccepibile e stilosa. C‘è un‘atmosfera di pace e creatività che non riesco a lasciare andare. C‘è la descrizione e il rispetto di cui mi voglio circondare. Che sia una prossima tappa? Jag stå på en flygplats och vänta på känslan.
Gli aeroporti sono il mezzo di distacco più doloroso. Non prendi mai un aereo per fare 20km, ma semmai per farne 2000. Le relazioni si recidono e sfilacciano come tendini scarnificati. Fa male, specie se la città che lasci non è la tua, il che ti fa immaginare che possa anche essere un addio per sempre.