Vilnius Man

lunedì, marzo 21, 2005

Organize

Mantengo una certa disciplina. Cerco di vivere in modo dignitoso, non come altri erasmus che ho potuto visitare in casa a Milano o altrove. Mangio sempre nei piatti di ceramica, che poi lavo a mano, uso i piatti di plastica se proprio non ho assolutamente voglia di lavare. Il caffè lo bevo nei bicchierini da shot di plastica, è vero, ma solo perché mi sono avanzati dalla festa (ho scritto che erano finiti, ma li ho trovati giorni dopo dietro a un mobile…) e perché l’operazione di bere il caffè è più breve del lavare la tazza. E’ che sono anche un po’ ecologista e mi scoccia sprecare plastica per una pigrizia non fondamentale.
Ho comprato, alfine, il letto. E’ un gonfiabile da campeggio simile a quello che vendono in TV in Italia, 203cmx160cmx25cm. E’ magnifico, posso dormire con la schiena dritta, non in obliquo, i piedi sono liberi e poggiano sul materasso (sono alto 1.88 e da tutti i letti mi sporgono i piedi), sono libero di girarmi e di dormire bene anche se c’è luce (cosa che col divano-letto era impossibile, un minimo fastidio ambientale mi svegliava subito data la precarietà della situazione). Disfo il letto e ficco il materasso in verticale dietro al divano contro la parete se ci sono ospiti. Pulisco i fornelli se sono sporchi, passo l’aspirapolvere, lavo i vetri, piego i vestiti e li rimetto nell’armadio. Faccio cose che normalmente non faccio, perché fondamentalmente vivere in Italia a casa propria con la propria famiglia è comodo e tante cose si danno per scontate senza neanche rendersi conto che vanno fatte e qualcuno deve occuparsene. Probabilmente non ho ricevuto abbastanza calci nel sedere (metaforici, mamma) per imparare a fare da me certe cose. Ora faccio per tre e la cosa mi fa sentire il padrone di casa. Non prendo la macchina, prendo il bus qui e questo vuol dire che io e solo io mi sono organizzato per raggiungere il punto B, a casa in Patria ho la macchina che non ho pagato io, di cui mi curo poco ma che uso senza pensare. Il fatto di vivere da solo mi fa dare più peso a cose banali, e la mia vita qui mi da questa sensazione stupenda proprio perché vedo la mia vita qui come una consecutio di microfattori scontati e non. Piccoli passi, piccoli mattoni che formano il palazzo. Sono arrivato qui da solo e adesso mi sono costruito un’esistenza nuova di zecca. Sono veramente io? A volte, a casa, rido da solo e penso che certe cose non sono da me, oppure sono da me QUI e in QUESTA situazione. Sto tenendo il conto delle spese giorno dopo giorno. Giovanni mi ha detto “Ma guarda che preciso”, quando in Italia mi dicono “Ma guarda che impreciso”.
Tengo un minimo di ano stretto, altrimenti mi perdo nel vuoto. E’ così: ogni persona dipende dal suo contesto. Ogni uomo è un isola, le relazioni sono un arcipelago e ogni arcipelago ha la sua identità nazionale.

2 Comments:

  • ero certa che te la saresti cavata alla grande... non pensavo così "da grande", ma... che dire? meglio! :) allora sbagliavo quando immaginavo calzini sparsi ovunque? :) bene bene, bravo. Un abbraccio, eli.
    ah, belle le foto!

    By Anonymous Anonimo, at 21 marzo, 2005 19:19  

  • :) un abbraccio Jan, smack eli.

    By Anonymous Anonimo, at 23 marzo, 2005 16:03  

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