Vilnius Man

lunedì, aprile 04, 2005

Viza

Oggi, dopo pranzo, sono andato a fare il visto per andare a Minsk. Il consolato subito mi infastidisce: divieto di tenere accesi i telefonini e tutte le informazioni scritte in bielorusso con l’alfabeto cirillico. Subito penso a quanto siano ospitali. Un cartello mi avverte, anche in inglese, che sto entrando in territorio bielorusso. Noto con soddisfazione che -però- alcune parole scritte in cirillico riesco a leggerle e a capire vagamente a cosa si riferiscono. Entro, sorpasso un metal-detector che non rileva nulla (strano, ho un mazzo di chiavi da due chili in tasca) e mi accoglie un signore biondo dal vago aspetto slavo (SICURAMENTE una spia!) che mi chiede in russo (o bielorusso) cosa io desideri.
Dico: “Viza” (lo so, in inglese si dice visa, ma qui è scritto in lituano, ok?)
Il biondo mi chiede i passaporti (mio e di Gio) e sparisce dietro a una porticina bianca, per poi tornare con un burocrate panzone e calvo che mi dice di seguirlo, mi mette a un bancone, mi da due fotocopie di moduli di richiesta visto, indica un pannello scritto in russo con le istruzioni e aggiunge: “Per qualsiasi domanda… chiedi a lui.” Il Lui in questione è un uomo molto brutto, in piedi al bancone di fronte a me, intento a compilare due moduli per due ragazze dal passaporto israeliano. E’ un agente di viaggi, infatti da dietro la sua maschera di sudore (faceva caldissimo lì dentro) resta un po’ stupito che un funzionario gli ordini di aiutare un terzo sconosciuto, mentre lui lavora per due ragazze paganti. Infatti sul momento ho solo pensato “che bello, un dipendente del consolato messo lì ad aiutare nella compilazione!” mentre poi ho capito che proprio non c’entrava nulla. Tra l’altro quando il panzone me l’ha indicato è stato strano apprendere dell’esistenza di un personaggio chiave proprio di fronte a me ma perfettamente anonimo poco prima. E’ come quando Ethan Hunt si accorge che i camerieri del ristorante sono spie, anche se ce li aveva intorno per tutto il tempo. Vabbè…
Ringrazio, torno a guardare il foglio e vedo che è scritto anche in inglese, mentre le istruzioni sul pannello sono in cirillico. Paradossi arroganti da dittatura. Non ho la biro, me la faccio prestare dalle due Israeliane.
Poco male, capisco tutto quel che devo scrivere anche se non vedo come possa interessare dove lavoro o chi è il mio capo. Vabbè. Procedo, finchè non mi gelo un attimo su una domanda:
HAVE YOU EVER BEEN DEPORTED FROM ANY COUNTRY? WHEN? WHICH COUNTRY?
...
Che cazzo vuol dire se mi hanno mai deportato? Ma sono domande da fare? Giuro, non ho capito se è il mio inglese che ha delle lacune, se è il loro, o se veramente si tratta di robe penali in puro stile sovietico. Ho sorriso e ho barrato la casella no. Per tutte le altre domande sul genere cazzo cerchi in bielorussia sono stato molto diligente e ho compilato tutto, per poi scoprire che non basta portare il certificato di purezza socialista e negata deportazione, ma serve anche la foto! Ho piegato il foglio, me lo sono messo in tasca e tornerò domani per sborsare gli 80€ di diritti consolari per ogni visto. Per l’alloggio a Minsk ho chiamato un certo Sascha di Minsk, amico di un ragazzo italiano che lavora qui che ci offre a 30€ al giorno un appartamento per due. Niente di meglio direi! Ultima dittatura europea, arriviamo!

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