Vilnius Man

lunedì, aprile 18, 2005

Minsk

Andai, fotografai e tornai. Che esperienza, Minsk. La dittatura c’è, ma da turista non ti invade la vita. Appena arrivato e dopo aver girato un minimo la città devo dire che non pensavo di trovarmi in una città così. Minsk è bella. Durante la guerra la città è stata completamente rasa al suolo (‘coventrizzata’) dai nazisti e poi dai sovietici che vi scovavano i nazisti per venire poi ricostruita ex novo dopo il 1945. Infatti i palazzi sono tutti nuovi e la vera e propria città vecchia comprende un quartiere di un manipolo di casette e una chiesa ortodossa dalla rara bellezza. Minsk è pulita da far spavento. Armate di spazzini ripassano le strade quasi costantemente lasciandole impeccabili, le vie sono molto ampie lasciando spazio per vedere il cielo, molti parchi, trasporti funzionali, le stazioni della metropolitana sono molto belle e la città pullula di persone comuni, agenti di polizia, militari, gerarchi e agenti in borghese. La gente è benvestita e anima la città a ogni ora. La prima impressione è stata positiva, ma pian piano sono venute fuori la caratteristiche della dittatura di Aleksandr.
Risalgo via Skorina quando a un tratto resto stupefatto, ma non voglio credere ai miei occhi. Ma devo. Di fronte al palazzo del Ministero degli Interni (leggi pure KGB) c’è un parchetto e all’entrata di esso una imponente statua: il busto di Feliks Džerdžinsky. Solo che non siamo al Gruto Parkas, ma in una città. La statua è al suo posto! Che dire di un paese che onora ancora il capo della Čeka? Regime.
Andiamo verso il Grande Museo Patriottico della Guerra, in piazza Oktyabrskaya (piazza dell’Ottobre…). Questa piazza ci colpisce molto. Ampia come nella miglior tradizione socialista, è caratterizzata dal Palazzo della Repubblica e dal Museo. Il primo bello, il secondo no, entrambi tipicamente sovietici. Dei cubi con finestre. Il Museo, dentro, è bello, purtroppo è tutto scritto in cirillico, ma ci sono talmente tanti reperti che alla fine risulta interessante. Poi lentamente uno si stufa anche però perché sembra che ogni misero soldato fosse stato un eroe. Stanze e stanze solo di foto di persone e descrizione delle loro gesta e chiaramente poco spazio è dedicato agli sforzi occidentali. Piano piano il cirillico diventa leggibile, le parole –dizionario alla mano- riconoscibili e passate falci e martelli e un busto di Stalin ornato di fiori (!), usciamo alla ricerca di cibo e del nostro appartamento come concordato con Sasha alla partenza, che prima non siamo riusciti a raggiungere, perché qui telefonare non è facile come siamo abituati.
Ci muoviamo verso piazza della Vittoria per restare senza fiato alla vista dell’obelisco con falce e martello, stella dorata, fiamma eterna e palazzoni con le scritte “подвиг нaродa бессмертен” (podvig naroda bessmerten), ‘la vittoria del popolo è immortale’. Impressionante, se non fosse che con questo fatto della vittoria raggiunta dal popolo il regime basa tutto. Ovunque ci sono cartelli che ricordano che fra un mese avranno luogo i festeggiamenti per i 60 anni di vittoria sull’invasore. Con tutto il dolore e la distruzione che la guerra ha portato mi sembra lo stesso un po’ eccessivo fare a tutti due palle così con la vittoria. OVUNQUE falci e martelli, stelle, colore rosso, foto di gloriosi soldati… e basta! Certo, da qualche parte bisognerà pur mantenere vivo l’orgoglio nazionale. Così però, per uno che viene da fuori, è un po’ ridicolo.
Andiamo a telefonare a Sasha che risponde e poi mette giù. Più volte. Ah… non abbiamo dove dormire, quindi. Che si fa? Cerchiamo di chiamare Roberto, che è un amico di Giovanni che dovrebbe trovarsi a Minsk, ma lui non risponde proprio. Chiediamo aiuto, ma nessuno sembra saper parlare inglese. Ci guardiamo sconsolati, ma senza essere preoccupati, c’è qualcosa nel nostro stato mentale che non ci fa perdere fiducia. L’energia positiva fluisce e non viene trattenuta da pessimismi. D’altronde c’è poco tempo per piangersi addosso, c’è da vedere ancora molto nonostante i piedi ci facciano già male e gli zaini pesino. Sulla mia gloriosa Minsk in Your Pocket scaricata da internet (qui non la vendono, come non vendono i giornali stranieri, Lukashenko controlla l’informazione) leggo dell’ufficio turistico Belintrourist (subito rinominato Belìn-Tourist), a venti minuti di cammino da qui. Passiamo accanto al fiume, la giornata è calda e limpida, la città è stupenda così. La darsena dl fiume riflette i raggi del sole ovunque e gli alberi del parco sembrano ancora più verdi.
Arriviamo all’ufficio del turismo e ci accoglie una signora cicciotella dalla voce alta (la classica comare russa), chiediamo se possiamo telefonare o se almeno può aiutarci a comporre il numero visti i diversi prefissi da mettere. Ma anche qui, niente. A questo punto già che siamo qua chiediamo se c’è un buon posto dove dormire. La comare chiede a una collega qualcosa in russo, e questa si mette al telefono, ma non parla. Boh. Dopo dieci minuti di attesa scopriamo che il posto c’è e una doppia costa 55$ a notte con colazione. Accettiamo e veniamo mandati da un ragazzo giovane con due scrivanie da gestire che dal nulla ci dice che non c’è posto. Strano, gli chiediamo di riprovare, ma risponde che c’è una fiera del business a Minsk e gli hotel sono tutti pieni. Non molliamo la presa e gli chiediamo di ritentare e finalmente telefona. Adesso la situazione è diversa, la stanza c’è e costa 54$, 1 $ in meno. Boh, come un videogioco. La prendiamo, lui prende i passaporti e prenota per noi, poi la comare ci accompagna a pagare (in rubli… circa 40 miliardi di questi Paperdollari) e -meraviglia delle meraviglie- quando chiediamo dove sia l’albergo la comare ci indica una piccola e insulsa porta. La apriamo e ci troviamo nella hall dell’albergo, entrati attraverso una porta secondaria. Non mi sarei meravigliato se fossi uscito dal frigorifero della cucina dell’hotel. Che paese. Se segui la via più macchinosa raggiungi tutto qui. Un vigile del fuoco italiano in missione umanitaria di ritorno da Gomel (vicino a Chernobyl) ha chiesto direttamente alla reception vedendosi proporre un prezzo di 67$. Comunque, la camera è dignitosa e la colazione abbondante.
Ci manca però conoscere qualche Bielorusso, altrimenti facciamo turismo da ClubMed. La sera usciamo per cercare una discoteca che è però vuota nonostante la megaressa di giovani che bevono e fanno casino in piazza; potrebbe essere la Spagna, incredibile! Torniamo verso casa ancora felici di aver visto tanta gente in giro. Detto fatto, conosciamo due ragazze locali con cui passeggiamo e chiacchieriamo. Alle mie domande sulla Bielorussia vedo un po’ di imbarazzo e a Giovanni l’altra ha proprio detto che di Lukashenko non si parla. Ridi ridi, scherza scherza, salutiamo Natasha e Marina e alla fine andiamo a nanna con una birra in corpo e una stanchezza da record, ma felici. Primo giorno.
Sabato riusciamo a incontrare Roberto, che ci porta nel suo appartamento. Da fuori un palazzo pulito e sistemato, ma dentro… eh si, la pulizia della città è solo una fatto di facciata, ma gli ingranaggi del sistema sono odiosi e marci. Ci diamo appuntamento per la sera e andiamo in un negozio di cartoline, dove compriamo una foto del grande dittatore e dove ci si avvicina una ragazza italiana. Ecco Mirella, la nostra nuova guida a Minsk. Laureata in russo, ha un ragazzo bielorusso e ci risolve un po’ di dubbi sul paese. Giriamo per un paio di centri commerciali pieni di stelle, falci e martelli e ritratti del leader e andiamo verso la sede del primo partito comunista bielorusso, dove l’orgoglio per Lenin e Džerdžinsky sono ancora vivi accanto a una micromostra di sartoria sacra. Nel Guestbook scriviamo in cirillico “Viva il Baffo sarto!” (Lukashenko fa tutto qui) e “Ci piacciono li polli, l’abbacchi e le galline” (che è una headline romana vista la quantità di cibo che consumiamo). Dopo il museo incontriamo Andrej, il ragazzo di Mirella e ci organizziamo per andare domani a un museo-paese tradizionale bielorusso. Secondo lui nella sede del partito sono cominciati tutti i guai per il suo paese. Il giorno dopo decidiamo di vederci alle 11. Andrei ci porta in macchina fino allo stadio del Dinamo Minsk dove possiamo visitare un mercatino di roba taroccata a prezzi stracciati. Lo confesso, ho comprato 3 CD e un DVD e ho speso 32000 rubi, poco più di 10 euro. La legge sul copyright? Roba imperialista.
La sera la passiamo con Roberto in un ristorante-discoteca dal nome impronunciabile che ci allieta con uno spettacolo di una bravissima coppia di ballerini e ci fa ridere con una coreografia sciapa di un gruppo di ragazze sgambettanti vestite in stile Tropicana, ma ridicole.
Domenica mattina accendiamo la TV e con nostra gioia possiamo ammirare “Arsenal”, il quarto d’ora giornaliero di propaganda sulle forze armate bielorusse, su TB, da noi rinominata TeleBozzetto (Lukashenko più non è d’un bozzetto bielorusso) o TeleBaffoeRiportino. Ecco Lukashenko carrista, dopo le testimonianze di Lukashenko aviatore, soldato, giocatore di hockey, muratore, atleta, scienziato, poeta, contadino, vercingetorige, apribottiglie, cazzuola, prato, insetto, satellite, porta-CD, automobile. Fa tutto, lui, che cool che è. Tutto qui a Minsk è un’esibizione di durezza del membro (del partito) socialista, dai mille monumenti ai caduti e alla vittoria ai ridicoli cappelli-piattaforma degli sbirri (meri bravi di Aleksandr-Don Rodrigo). Inoltre, su TB possiamo ammirare come parlino solo della Bielorussia e un programma sullo sport di regime dei ragazzi giovani: correre col fucile, correre con una persona sulla barella, strisciare col fucile, eccetera. Regime! Regime! E parlano ancora di eroi dell’Unione Sovietica!
La giornata al museo-paese è molto interessante e ci immerge nella natura, lontano dal cemento e dai suoi spazzini, ma il week-end finisce. Mirella e Andrej sono proprio dei grandi, ci hanno guidato benissimo e con loro abbiamo passato una giornata splendida e istruttiva, parlando del passato e del presente del paese. Ecco altri contatti nell’agenda erasmus. Peccato tornare, ma la mia vita è a Vilnius. Nel treno posso apprezzare una diretta testimonianza di regime (oltre ad aver saputo che in piazza della Vittoria ci sono microfoni e telecamere nascosti)! Gio e io chiacchieriamo, quando un ragazzino di 15 anni viene a sedersi da noi, interessato da noi. E’ molto sveglio e ci chiede un po’ di cose sull’Italia, poi Giovanni gli dice che abbiamo visto Arsenal in TV e gli chiediamo cosa ne pensi di Lukashenko. E lui risponde col pollice in su “Okay! He’s cool!” E noi gli diciamo che si, fa tutto, aviatore, soldato, sportivo e ridiamo. A un certo punto vedo che il ragazzo incontra lo sguardo di una donna seduta prima vicino a lui e si blocca per una quasi impercettibile frazione di secondo, abbassa lo sguardo cercando di mantenere lo stato d’animo ilare, ma quando noi continuiamo a fare battute (apposta), con nonchalance si porta il dito al naso e ci dice “shhh”.
Berlusconi non ha tutto questo potere.


Senza parole al parco Džerdžinsky

Piazza dell’Ottobre con il monumentale Palazzo della Repubblica

La vittoria del popolo è pene socialista in erezione

Uno dei pochi promemoria sulla festa della vittoria

L’equivalente di 20 Euro

Il Bozzetto protagonista di TeleBozzetto

In cirillico, cassa

Nel museo, il Radioso Avvenire Profetizzato dai Simboli della Democrazia del Popolo con Statue di Affrante Madri della Patria che Piangono i Gloriosi Soldati Pionieri della Lotta Rivoluzionaria contro l’Invasore Fascista Tedesco (l’anno prossimo mi candido da qualche parte)

In un centro commerciale, promemoria a falci e martello

Il museo-paese tradizionale bielorusso

1 Comments:

  • Perfetto,
    non avrei saputo scrivere di meglio......
    la prossima volta che mi chiedono di raccontare il weekend di minsk faccio direttamente un copia e incolla da qui.........
    BRUTTO.......
    ce se becca da Petra per le Seadas.......

    By Anonymous Anonimo, at 19 aprile, 2005 08:43  

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