Vilnius Man

martedì, maggio 10, 2005

Alone

Tabula rasa. Ernesto è a Panevėžys per lavoro, Mirko credo che sia blindato in casa in buona compagnia, io devo lavorare e mi sono perciò isolato. Petra va a Kaunas domani e stasera non esce, forse una bionda (una Švyturys) con Riccardo me la faccio anche, ma senza dilaniarmi mente e corpo. La savaitė è dedicata a leccarsi le ferite e a ripigliarsi completamente per fiondarsi nei prossimi due mesi e mezzo di Paura e Delirio®. Sono seduto davanti al computer in cucina, su questa orrenda sedia bielorussa per robot, dalla seduta antiergonomica in legno perfettamente piatto. Ogni 5 minuti devo spostare il peso da un gluteo all’altro se non voglio che mi si addormenti tutta la zona del bacino, o peggio, se non voglio che le ossa del bacino si facciano strada attraverso muscoli e pelle per far capolino dalle chiappe. Questa è la sensazione che mi da questa seggiola inquisitoria del cribbio.
Sono un po’ stanco, è una sensazione che mi prende la zona delle sopracciglia e delle palpebre e mi fa tenere leggermente in tensione i muscoli della fronte.
La lavatrice pulsa in bagno, i Cranberries pulsano dalle casse del PC, in casa fino a pochi minuti fa c’era odore di caffè, adesso l’unico odore che sento è quello del sapone che ho usato per le mie mani. In giro per la casa, in cucina e in salotto ci sono vari pezzi di materiale che mi servirà per fare i modellini (5) per lunedì. Di quelli mi occuperò nel weekend.
Fuori il tempo è una via di mezzo fra il grigio “mo’ piovo” e l’azzurro “mo’ faccio bel tempo”. Questo è il motivo per cui non sono riuscito a portare Christian sulla torre della TV, nonostante ci fossi andato con Alan e Niki qualche giorno prima, ma sarebbe stato interessante per il mio ultimo ospite. Vabbè.
Mi chiedo cosa stiano facendo i miei compagni di accademia, saranno tutti affannati sui loro lavori e studi teorici, mentre io, dopo tanti buoni propositi, sto scrivendo per il blog. Mi piacerebbe chiedere delle conferme sul mio lavoro ma sembrano non avere neanche un attimo. Oggi pomeriggio credo che andrò in accademia a lavorare con la tagliapolistirolo per il modello di scultura e per dare forma a una bottiglia per il corso di design grafico. Poi devo capire un po’ meglio come diavolo si formano i fogli di PVC con l’acqua calda per farne dei cilindri. Prima si smollano, ma poi si irrigidiscono subito e non riesco a metterli in forma. Forse dovrei andare a comprare dei tubi già fatti.
Devo fare la spesa, per motivi turistici bene o male si mangiava fuori o a casa di amici e adesso posso nutrirmi solo di burro, pecorino e salame. Ho bisogno di acqua, ma soprattutto di pastasciutta.
Con la musica siamo quasi di nuovo alle solite. Le canzoni che ho sul computer mi stanno annoiando e mi serve roba nuova.
Stavo pensando alla mia vita a Milano. Non mi manca nulla, proprio nulla, sono però curioso a volte di vedere come se la passano i miei amici. Mi piacerebbe anche veder cosa succederebbe se dovessi tornare per 24 ore e fare una serata con tutti. Non vuol dire che la mia vita originale non mi piaccia e che i miei vecchi amici siano polvere da soffiar via. No. E’ che ho cancellato tutto il mio passato quando sono arrivato qui, l’ho messo in un cassetto per vedere se un nuovo presente sarebbe andato in conflitto con esso una volta tornato e rimescolato tutto. E’ che ho due vite da adesso che alla fine di questa esperienza dovranno fondersi in una, ma per mescolare due ingredienti è necessario che questi siano puri. Non respingo Milano, respingo solo l’abitudine a qualcosa che qui non c’entra, ma che tornerà a essere lo standard fra qualche mese. Respingo Milano per vivere Vilnius con purezza e curiosa ingenuità, ma l’affetto per le persone che mi hanno accompagnato fino a qui permane e mi sostiene quando serve.