Vilnius Man

giovedì, febbraio 24, 2005

Capire

Ho trovato il maledetto adattatore, adesso casa mia è una piccola discoteca-lounge-bar. Mancano ancora gli ospiti ma arriveranno. Per l’adattatore ho fatto un vero calvario. Ho girato tutta Vilnius, non so quanti negozi, finchè Kostas mi manda da BMS, il mega(normale)store di kompiuterai, un po’ oltre il fiume. Vado lì, ormai abituato a spiegare il problema e a notare che non serve a nulla perché crea solo più confusione, estraggo direttamente il cavetto del mio computer e ricevo la stessa reazione:

1)un secondo per capire

2)strabuzzamento degli oocchi

3)ridermi in faccia.

In pratica sembra che la presa di terra della spina sia una cosa assurda come uno sbucciabanane nucleare. Mi mandano da Lemonas, un negozio specializzato in componenti elettronici, elettrici e idraulici. Ha tutto. Vedo anche degli adattatori con un miliardo di buchi e spinotti. Vado felice dal commesso e gli chiedo la stessa cosa, lui risponde che non hanno nulla, io gli dico ma no ce l’hai, lo porto dall’adattatore galattico e lui risponde, in inglese: “no, sembra”.

Fuck.

Mi manda da Banginis, una specie di mega castorama locale. Ovviamente lì nessuno parla inglese, ma ci si fa capire. Ho due inglesi, io. Uno pensato e corretto per chi lo parla e uno basilare e pigro per chi sa le parole chiave. In questo caso ho usato i gesti e l’inglese di secondo tipo.

Vicissitudini, il commesso mi porta nel reparto “Adattatori di Dio”, dove hanno tutti due buchi, porca puttana.

Ma aspetta un attimo! Vedo una presa multipla con due buchi, più uno centrale che è il foro di assemblaggio del prodotto (infatti contiene una vite). Glielo dico (seeh dico…), sorride e lo prova. Il cavo entra. Male, ma entra. Certo, non è fatto per tre spinotti e lui me l dice: “Yes! Connect! Ground! No!” (Non c’è contatto con la presa di terra). Rispondo: “Problem?” Lui sorride e vede che la soluzione in effetti c’è: “No problem!”

Pago, esco, cerco il bus. Chiedo a un autista fermo, che non parla nemmeno l’inglese di secondo tipo. Gesti.

Io: “Opera?” (la mia stazione)

Lui indica avanti, poi si tocca il braccio destro.

Io (mi ricordo che all’opera sedevo nel palco di sinistra=Kairè): “Ok! Kairè and…”

Lui: ”Dešinè!” (destra) T, Troleibusas!

In pratica devo andare dritto, poi a destra alla fermata del filobus. Ma che bus?

Lui (continua): “Trylika, septyniolika!”

Poi si accorge che non posso aver capito (anche se so che si tratta di numeri).

Scrive i numeri sul pacco di sigarette (13, 17), ringrazio e torno a casa. Musica!

La lingua è un casino. La grammatica un macello, usano i casi come in latino, così ho deciso di imparare l’imparabile, ma per la grammatica chiuderò un occhio. Il fatto è che il lituano è interessante, è una lingua antichissima, come l’ittita e il sanscrito e ha conservato molti arcaismi ed è bello notare che la radice di molte parole anche italiane è qui. Pare che per sentire come parlavano i nostri avi si debba andare ad ascoltare i contadini in campagna.

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